“Due strade dirigevano in un bosco, e io.. io presi quella meno battuta, e questo fece la differenza”. La professoressa chiuse il libro con un sospiro malinconico, ed Angelica si sforzò di non battere la testa contro il muro.
Letteratura del secondo anno di università, e continuavano a leggere la stessa poesia che aveva letto in prima liceo?
Non esistevano forse milioni di altre poesie che potessero analizzare, oltre a la strada che non scelsi, altrimenti nota come la poesia del liceo che tutti ricordavano?
“Qualche prima riflessione su questa poesia?”, chiese la docente.
Una ragazza in prima fila alzò la mano, Cristina qualcosa.
“Mi piace questa poesia”, dichiarò. “Parla di scegliere un percorso che altri non scelgono. Essere una persona che quida, non che segue la mandria”.
Angelica sentì che il suo quoziente intellettivo precipitava.
“Ottimo. Qualcun altro?”
Una matricola alzò la mano e ripetè a pappagallo quasi la stessa interpretazione. Un tipo che camminava in un bosco. Vede due strade. Sceglie quella che hanno preso pochi, e questo fa di lui un eroe e bla bla.
Angelica afferrò mentalmente una zappa e la schiantò in testa a quella matricola.
“Grandi pensieri. Altre prime impressioni?”
“Sì”, disse a gran voce Angelica. “Siete tutti un branco di idioti”.
In aula calò il silenzio. Gli occhi dell insegnante si spalancarono. Alzò il mento e guardò Angelica. “Deve avere un ottimo argomento per sostenere una simile affermazione”.
“Ce l’ho, un ottio argomento. Legga la poesia”.
“Ho letto la poesia, e sono d’accordo con loro”.
“Non c’è più speranza per l’umanità”. Angelica si accasciò sulla sedia con un sospiro. A dicinnove anni, era giunta alla conclusione che se non stava nella stessa stanza con Rupert, Alain e Stella, poteva essere sicura che sarebbe stata circondata da idioti.
“Le dispiace dirci qual è dunque la sua interretazione della poesia, Ange?”
“Certo. Perchè no?”. Alzò il libro e indicò un verso. “Qualcuno di voi ha letto questa poesia oltre all’ultima strofa? Versi otto e nove: -benchè in fondo, il passaggio della gente le avesse davvero segnate, più o meno lo stesso”- Qualcun altro ha letto quella parte? Non è che fosse una meno battuta dell’altra. Erano battute allo stesso modo”.
“Allora perchè la voce narrante ne definisce una meno battuta, nell’ultima strofa?”, le chiese la professoressa. “Può spiegarlo?”
“Lo spiego io”. Una voce maschile intervenne dall’altra parte della stanza. Angelica girò la testa e guardò il tipo seduto nell’angolo in fondo alla classe. L’aveva già visto, ma non gli aveva mai prestato attenzione alcuna. Aveva capelli castani, striati di biondo d’orato, un piercing al sopracciglio, delle unghie punk smaltate di nero e tatuaggi sulle mani.
“Vuole spiegarlo lei, Axel?”, chiese la professoressa. “Ci dica dunque. Mi fa piacere sentirla finalmente parlare in classe”.
“Sono d’accordo con Ange su questo punto. Non posso tenere la bocca chiusa davanti a tanta stupidità”.
Axel. Così si chiamava, dunque. Sembrava stargli bene. Un nome strano. Un tizio strano.
“Che cosa trova tanto stupido?”
Con Axel, la professoressa sembrava meno irritata di quanto non fosse con lei. In classe la professoressa dava sempre maggiore attenzione ai ragazzi, preferendoli alle ragazze. In questo caso però Angelica non gliene faceva una colpa. Ora che lo guardava, si rese conto per la prima volta di quanto Axel fosse attraente. Uno con piercing, tatuaggi, capelli punk sparati in testa che leggeva poesie e diceva in faccia alle persone che erano degli stupidi? Il suo tipo. Senza dubbio.
“E’ ovvio. Questa poesia si divide in due parti. Le prime quattro strofe riguardano l’evento effettivo. Nella quinta il narratore ci illustra come racconterà l’evento in futuro. Ma lui è un narratore inaffidabile. Come dice Ange, nei versi otto e nove afferma che le strade sono uguali. Nessuna delle due è più o meno battuta. Nell’ultima strofa però dice che in futuro quando parlerà di questo momento, mentirà e dirà che una era meno battuta dell’altra. Da ragazzo ha compiuto una scelta del tutto arbitraria tra la strada a destra e quella a sinistra, ma in futuro farà apparire quella scelta voluta, e non arbitraria. Darà a questa scelta un significato he al momento non possedeva. Non è un eroe. E’ solo un vecchio che mente alla generazione più giovane”.
“Non c’è una strada meno battuta”, intervenne Ange. “Si tratta di una finzione che serve a spiegare perchè sia andato a destra invece che a sinistra. Dobbiamo credere che le nostre scelte abbiano un motivo, se vogliamo che la nostra vita abbia un significato. Questa non è una poesia ispiratrice. E’ spaventosa e deprimente”.
“Giusto”, concordò Axel. “Ecco perchè mi piace”.
Angelica si voltò e gli sorrise, mimando un grazie con le labbra. Lui le rispose con un’alzata di spalle indifferente, come a dire – figurati-.
Quando finalmente la lezione terminò, angelica prese lo zainetto dal pavimento e ci infilò dentro il suo libro. Vide dei piedi davanti ai suoi. Un biglietto con il suo nome le comparve davanti al viso. Alzò gli occhi e vide Axel di fronte a lei.
“E’ un biglietto molto importante”, disse lui.”Che ti cambierà la vita. Leggilo a tuo rischio e pericolo”.
“Certo che sei strano, Axel. Lo sai, vero?”
“Stai flirtando con me, Ange? E’ la prima volta che parliamo e sono molto timido, le ragazze mi spaventano. Probabilmente sono ancora vergine”.
Lo guardò sollevando un sopracciglio. Si era esercitata davanti allo specchio.”Probabilmente? Non lo sai, se sei ancora vergine o meno?”.
“Non mi sono mai chiesto se lo sia o no. E’ una domanda molto personale e non mi conosco abbastanza bene per sollevarla”.
“Adesso apro il biglietto”.
“Vorrei che ci ripensassi”, ridadì Axel.
“Potrei averne bisogno come prova nel mio processo penale contro di te”
“Una buona ragioe. Aprilo”
Lei aprì il biglietto.
“E’ uno squalo, Axel. E’ il disegno di uno squalo”. Sollevò il biglietto.
“Allora? Non ti piacciono gli squali? A chi non piacciono, gli squali?”
“Non sto dicendo che non mi piacciono gli squali. Sto dicendo che non so perchè mi hai dato un disegno di uno squalo”.
“Me l’ha chiesto lo squalo”.
“Perchè il tuo squalo ti ha chiesto di darmi un suo disegno?”
Perchè pensa che tu sia bella, intelligente, e vuole il tuo numero di telefono”.
Angelica studiò lo squalo. Era uno squalo fatto bene quasi come avrebbe potuto disegnarlo lei. Per il bene di Axel, sperò che non si stesse specializzando in arte. Eppure, era uno squalo bello, con delle pinne incredibilmente grosse. Gli aveva fatto persino una cresta fucsia.
Ripiegò il foglietto e lo porse ad Axel.
“Per favore, d allo squalo che mi dispiace. Non sono disponibile”. Si stupì di quanto e costasse costringersi a dire quelle parole.
Gli occhi di Axel si oscurarono, e lei vide l dolore e la delusione per un secondo dietro quell’adorabile maschera di arroganza maschile.
“Forse tu e lo squalo potete essere amici?”
“Non ho mai fatto amicizia con uno squalo. Mi morderà?”
“Se glielo chiedi in modo gentile”.
“Vale la pena provare. Un pranzo da squali?”
“Pranzo da squali”.
Per tutto il tragitto fino alla mensa parlarono di quanto non riuscissero a credere che la professoressa fosse così ottusa rispetto a la strada che non presi di Frost.